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Radio Incontro LIVE
Il campionato è ormai finito da una settimana ed oggi, in attesa della scoppiettante sessione estiva di calciomercato (occhio alla rivoluzione delle panchine…!), è tempo di pagelle, chiamate a giudicare l’andamento delle 20 compagini che hanno animato la massima serie.
Oggi mettiamo da parte il romanticismo e facciamo spazio alla componente più razionale. Troverete, quindi, un voto per ogni squadra di Serie A valutandone solo la stagione di campionato nelle trentotto partite. Una precisazione è doverosa: potrete leggere voti simili tra più squadre o, addirittura, più alti ad una piccola rispetto ad una big. I voti sono singoli, in base agli obiettivi stagionali e alla forza della squadra. Pronti?
Una favola diventata realtà. La Dea del patron Percassi è una divinità sinuosa e maestosa. Dopo un inizio complicato (tipico delle squadre di Gasperini), dettato soprattutto dal contraccolpo psicologico subito dopo l’eliminazione nei preliminari di Europa League, l’Atalanta si è piano piano ripresa e nel girone di ritorno ha cambiato letteralmente il passo. Questo è stato l’anno dei primati: per la prima volta al 3° posto della Serie A, per la prima volta con il miglior attacco (77 reti), per la prima volta in Champions. Applausi a scena aperta per un risultato impronosticabile. Orchestra magistrale, guidata da tre tenori di qualità (Zapata, llicic e Gomez) e diretta da un Maestro simile ad un “Messia” di un’impresa eroica.
Il Bologna, visto il piazzamento finale, avrebbe meritato anche un sette e mezzo. Purtroppo, bisogna prendere in considerazione il film horror girato nel girone d’andata e il film di fantascienza realizzato nel girone di ritorno. Con Pippo Inzaghi i felsinei fino a Natale erano in piena zona retrocessione. Con l’arrivo del sergente Mihajlovic il Bologna ha cambiato mentalità, conquistando un’insperata salvezza grazie ad una media punti da Champions League. A dirlo sono i numeri: nelle ultime 12 partite i rossoblù hanno totalizzato ben 26 punti. Un bottino nettamente superiore rispetto alla Juventus (18), al Napoli (21) e all’Inter (20) ne ha fatti otto di meno. Il Napoli vice campione ne ha fatti cinque in meno. L’Inter – in lotta per la Champions – sei in meno.
Stagione tranquilla: obiettivo raggiunto senza grosse difficoltà. Ottimo lavoro di Rolando Maran che si conferma tra i migliori allenatori italiani su piazza. Ottima la gestione del presidente Giulini, che potrà far cassa grazie alla linea verde italiana Cragno-Barella. I rossoblù hanno segnato con il contagocce, nonostante l’ottima annata di Pavoletti (16 marcature).
Siamo arrivati alla fine di un’epoca. Il responsabile principale è il presidente Campedelli: squadra imbarazzante, direttore sportivo (Romairone) non all’altezza, D’anna troppo acerbo e Ventura a dir poco spaesato nell’oasi veronese. Unico a salvarsi Di Carlo, bravo a lanciare ottimi giovani nel finale di stagione (Vignato su tutti).
Una sufficienza nonostante la retrocessione. Era impossibile scommettere sulla permanenza dei toscani nella massima serie. Dopo l’addio di Iachini (subentrato ad Andreazzoli) la squadra era psicologicamente morto. Nonostante ciò, l‘ Andreazzoli – bis ha fatto rinascere i ragazzi con un finale di stagione a dir poco pazzesco. Salvarsi con una rosa così giovane e formata da ottimi calciatori, ma di serie B, sarebbe stato un miracolo calcistico. Di Traoré, Bennacer, Di Lorenzo, Dragowski e Krunic peró, ne sentiremo ancora parlare, senza dimenticare il bomber Ciccio Caputo. Ha sfiorato il colpaccio a San Siro ma è rimasta vittima del “biscotto” di Firenze.
Si è andati vicino ad una vera e propria tragedia calcistica, conclusasi con una catastrofe senza conseguenze. Ottimo rendimento in Coppa italia e campionato anonimo, reso disastroso con l’arrivo di Montella, fortemente voluto dalla famiglia Della Valle. Salutare Pioli quasi al termine della stagione e con una semifinale di ritorno di Coppa Italia da giocare, per prendere Montella è stata una pazzia bella e buona. Corvino aveva prenotato Di Francesco per la prossima stagione. Andrea e Diego hanno fatto tutto solo scelte irrazionali: far firmare un biennale all’Aeroplanino, in crisi di identità da diverso tempo (Sampdoria, Milan e Siviglia). Nuova proprietà in arrivo? Bisogna cambiare passo per ritornare ai vecchi fasti.
Il Presidente Stirpe non ha ancora capito come funziona la serie A, nonostante l’esperienza della stagione 2015/2016. Al secondo giro non ci sono giustifiche che tengono e la retrocessione è assolutamente meritata. Partenza lentissima: la presenza di due Direttori Sportivi è priva di senso. O Giannitti o Capozucca: insieme sono incompatibili. A farne le spese due allenatori che meritano fiducia in altre piazze più organizzate come Longo e Baroni. Il campo ha certificato che il principale problema era la squadra, oltre la società ancora immatura sorto certi aspetti.
Anche qui i capricci di Preziosi hanno fatto sudare freddo al popolo rossoblu fino all’ultimo minuto. Partenza sprint con Ballardini, rovinata dai cambi illogici del Presidente (Juric prima e Prandelli poi). Ottimo colpo di mercato in estate, con lo sconosciuto Piatek, giustamente venduto a gennaio a suon di milioni di euro e anche sostituito bene ma se poi sei retrocesso a 9 minuti dalla fine del campionato la colpa è solo del vulcanico Patron. Ogni anno la stessa canzone, ma questa volta c’è stato il lieto fine grazie al mancato pareggio dell’Empoli a Milano.
Obiettivo minimo raggiunto all’ultima curva e con mille sofferenze. Deve ringraziare le rivali (Milan, Roma e Lazio) sempre incostanti e mai brave nello sferrare il colpo decisivo. In Champions si poteva fare di più (il girone era ostico, ma uscire con il PSV, se ti chiami Inter, non è pensabile!), in Europa League e Coppa Italia peggio che andar di notte. Marotta arriva, a stagione in corso, come il salvatore della Patria ma, ormai, molti buoi avevano già salutato la stalla. Tra questi sicuramente c’è Mauro Icardi, la vera delusione di questa annata. Da salvare ci sono solo due cose: la qualificazione in Champions e le idee chiare sul futuro. Spalletti profeta all’estero, non ancora in patria, ha deluso nel salto di qualità che era chiamato a fare. Ora tocca al duo Marotta-Conte. Riusciranno a rivivere a Milano i successi raggiunti sotto la Mole?
In Italia vince facile a causa dell’assenza di avversari, in Europa è stata ancora rimandata. Il vero obiettivo stagionale è stato fallito, nonostante l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Esce dalla Coppa Italia e saluta Allegri, forse, con troppa fretta. In settimana arriverà il nome del nuovo allenatore. Sarà Sarri? Il campionato appena concluso, nonostante lo scudetto, lascia ancora troppi dubbi per pensare ad un futuro da leader assoluta in Europa. Servono acquisti mirati, soprattutto in difesa e sulla mediana.
Il voto sarebbe stato senza alcun dubbio molto più alto considerando anche la Coppa Italia, ma contando solo il campionato i biancocelesti sono stati insufficienti. Arrivano ottavi solo perché la Sampdoria ha staccato la spina sul più bello. Troppi punti persi in partite sulla carta abbordabili: sono dieci i punti che li distanziano dal quarto posto, quei dieci punti persi fra Bologna (3-3), Chievo (1-2), Sassuolo (2-2) e Spal (1-0). Molti calciatori non rendono come l’anno prima: Luis Alberto e Milinkovic Savic su tutti. Obiettivo Europa League raggiunto, anche se dalla finestra.
Sufficienza senza il raggiungimento della tanto agognata Champions? Sì. Perché è vero che stavolta l’obiettivo era almeno il quarto posto, ma è anche vero che la rosa del Milan era tecnicamente inferiore a tutte quelle che hanno poi occupato ogni posizione fra le prime quattro. Nonostante ciò il diavolo ha comunque lottato fino a dieci minuti dalla fine per un nobile piazzamento. Partite rognose e difficili da sbrogliare, ma con cattiveria e concentrazione alla fine hanno portato a casa 68 punti, non certo bruscolini. La Champions sfugge per un punto: quanto pesano le occasioni tante perse? Gattuso è cresciuto come allenatore (può e deve migliorare ancora in diversi aspetti!), ma ha dimostrato di essere un Signore: rinunciare a due anni di stipendio, salvaguardando il suo staff non è da tutti. Basti pensare all’ex ct Ventura. Ora si riparte con un nuovo ciclo (l’ennesimo!), senza Leonardo e senza Rino. Tanti giovani e di qualità. Riuscirà il Milan a rinascere dalle ceneri? Giampaolo è l’uomo giusto? Chi vivrà vedrà (cit.).
Stagione al di sotto delle aspettative, ma almeno conferma il risultato raggiunto dall’ex Sarri. Una differenza macroscopica c’è: l’attuale tecnico del Chelsea (prossimo alla…) sfiorò uno storico tricolore, Ancelotti non è mai e dico mai stato in lotta per lo scudetto. Da Carletto, visto il suo pluripremiato curriculum, tutti ci aspettavamo di più: sia in Italia che in Europa la compagine partenopea non ha lasciato il segno. Serviva un mercato diverso, cosa che si farà adesso ma con un anno di ritardo. Lo scudetto resterà un sogno? Mai dire mai… In Europa, per dirla come il trio Ruggieri – Morandi – Tozzi “Si può fare di più“.
Il finale non è stato dei migliori a causa di un girone di ritorno complicato, ma non dimentichiamo che questa squadra arrivava da una clamorosa cavalcata dalla serie D. Primo anno in A e mai la sofferenza delle zone calde, eccezion fatta per qualche piccolo patema nel finale. Un mezzo miracolo per una società così giovane, passato inosservato solo per il blasone di una storica piazza, abituata per anni ai fasti e nefasti della famiglia Tanzi.
Faggiano, con Paratici, si conferma anche quest’anno tra i migliori dirigenti italiani. Ottimo lavoro di D’Aversa: ha sorpreso tutto e tutti con risultati e gioco, mettendo a tacere chi lo dava per esonerato in autunno.
Addio Champions League, squadra scarica e poco unita: una stagione da dimenticare! Paga prima Di Francesco per tutti, poi anche Monchi (mercato ricco di scelte incomprensibili!), ma gli unici a dover andare via dovrebbero essere Baldini e Pallotta. De Rossi trattato come un calciatore qualsiasi. Presidente senza sogni e società senza organizzazione. Totti serve da uomo copertina, ma in questo club occorre gente di sostanza. Se Totti dovrà ricoprire il ruolo da DT (direttore tecnico) almeno prenda qualche decisione, altrimenti meglio una sua statua a Trigoria. Ranieri un Maestro – Signore, ancora una volta. Ora bisogna trovare un allenatore in grado di valorizzare i tanti giovani presenti in rosa.
Una buona stagione, senza infamia e senza lode. La Samp sogna e spera, ma sul più bello si scioglie come la neve al sole. Quasi sicuramente è finito il ciclo Giampaolo, non ancora quello Ferrero. Infinito è Quagliarella, capocannoniere del torneo e vero leader in casa blucerchiata. Una stagione fotocopia della precedente: ottima andata, un gioco frizzante, alcuni successi di prestigio, poi pause e interruzioni nella seconda parte di stagione. A Giampaolo manca la continuità per lo step definitivo.
Un vantaggio di 5 punti sulla zona retrocessione, 43 punti in cassaforte e un gioco, quello di De Zerbi, davvero superlativo (il migliore per diversi mesi). Giocano un ottimo calcio in verticale, non aspettano ma giocano per far gol. Tanti i risultati di prestigio: ottimo il punto con la Roma, il pari all’Olimpico con la Lazio, così come l’1-1 interno con il Napoli. Pareggiano anche a Milano con l’Inter, vincendo invece in casa alla prima giornata. De Zerbi il valore aggiunto del club, ottima la gestione del duo Rossi-Carnevali. Una vera e propria isola di bel calcio: Sassuolo promosso meritatamente.
Se porti la barca in salvo con pochi rischia e sei la Spal meriti solo tantissimi applausi. Semplici confeziona un lavoro ancora migliore dello scorso anno e conferma di essere un tecnico di assoluta qualità. Il mix giovani-vecchi funziona e la società solida alle spalle fa sempre la differenza. Ora si può provare ad alzare ulteriormente il mirino per contendere la supremazia cittadina a Bologna e Sassuolo.
La grinta del Toro è tornata: grandissima annata per i granata, grazie alla mano di Mazzarri che torna a dimostrare il suo indiscusso valore in certe imprese. Doveva essere l’anno della consacrazione: è andata proprio così. Cairo dimostra, con i risultati, che si può fare ottimo calcio senza sperperare denaro. Non è un mago ma è un Imprenditore con la “i” maiuscola. La costruzione del nuovo stadio e un settore giovanile super competitivo sono sinonimo di programmazione. Questo Toro non segna tanto, ma non prende mai gol. Sirigu da Nazionale, Izzo-Nkoulou formano, numeri alla mano, la miglior coppia di centrali del campionato. Meité davanti è una gioia per gli occhi. Questo squadra è quadra e anche bella: tipico delle squadre di Mazzarri. L’anno prossimo il grande salto? Ci sta… Unica nota stonata è stato l’addio mediatico e poco elegante tra Cairo e Petrachi. In termini di comunicazione c’è ancora da lavorare.
Grazie al super finale di stagione è arrivato un sorprendente dodicesimo posto, che però non rispecchia affatto le enormi difficoltà incontrate dall’Udinese per tutto l’arco del campionato. È stato anche quest’anno, Igor Tudor, nel finale, a sistemare le cose e a permettere ai friulani di salvarsi con discreto margine. Sospiro di sollievo e nuova possibilità di crescita. Il prossimo anno sarà il 25esimo consecutivo in serie A: un record che detiene ora solo a poche big (Milan, Inter, Roma e Lazio). Per una Provinciale il termine adatto è “Storia”. Club apprezzato in tutto il Mondo fatta eccezione per i friulani, che si aspettano le grandi annate di qualche anno fa della Famiglia Pozzo. Per il prossimo anno meno esperimenti (Velàzquez chi?) e più qualità: una stagione più tranquilla ci sta tutta! Il talentuoso Rodrigo De Paul, vero leader della squadra, verrà quasi sicuramente ceduto a peso d’oro in estate. Bisognerà sostituito a dovere, per evitare future e inevitabili sorprese.
Alla prossima stagione…
Francesco Paolo Berlen
Scritto da: Redazione Radio Incontro
Berlez pagellone Serie A squadre