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Radio Incontro LIVE
Tantissimi i fedeli che hanno preso parte ai solenni festeggiamenti in onore di Sant’Antonio di Padova così come ampissima è stata la partecipazione alla processione, sospesa da due anni a causa della pandemia.
Dunque, ieri, lunedì 13 giugno, in occasione della festa di Sant’Antonio di Padova – preceduta dalla Tredicina con momenti di preghiera e preparazione per giungere alla giornata della ricorrenza del Santo – si sono tenute due messe mattutine, una alle 7:30 e l’altra alle 10:00 che ha visto la partecipazione di S.E. mons. Giuseppe Favale, vescovo della Diocesi Monopoli – Conversano, concludendo poi la giornata celebrativa con la Santa Messa serale, celebrata da don Vanni D’Onghia. A conclusione di ogni celebrazione si è proceduto con la benedizione del pane.
Fernando de Bulhoes – così si chiamava Sant’Antonio – nacque a Lisbona nel 1195. A soli 24 anni venne ordinato sacerdote e successivamente prese il nome di Antonio, lasciando la vita terrena il 13 giugno del 1231 a Padova, dove fu sepolto.
L’amore per la verità senza sconti, il desiderio di offrire il Vangelo a tutti, sono queste le caratteristiche che rendono Sant’Antonio di Padova uno dei testimoni della fede più cari alla devozione popolare in tutto il mondo.
“Un santo – ricorda durante l’omelia don Vanni D’Onghia – così straordinario, così grande, così potente da essere venerato nel mondo intero. Non esiste paese, luogo, o altare dove non ci sia un’immagine di Sant’Antonio di Padova. Eppure, pensando un po’ alla sua vita, ci sono alcuni elementi che ci farebbero dubitare di tutto questo: come è possibile che questo santo sia diventato così enormemente conosciuto nel mondo se è vissuto appena 36 anni e in un’epoca in cui difficilmente potevano essere tramandate le virtù di qualcuno, siamo alla fine del 1100, nella prima metà del 1200, esattamente l’anno scorso Sant’Antonio di Padova ha celebrato i 700 anni della sua morte”.
Ma è proprio il suo cammino senza sosta e forte nel Vangelo a fare di questo Santo uno dei più venerati ovunque dal popolo cristiano; Antonio esortava alla pace, all’umiltà, alla mitezza; il giorno della sua morte, voci popolari narrano che, le campane di tutte le chiese suonavano senza che nessuno li toccasse, dunque, come ha spiegato don Vanni “il primo prodigio già durante il momento della morte stessa del santo.”
Durante l’omelia, inoltre, don Vanni ha ricordato anche due miracoli, quello del piccolo Tommasino che ritorna in vita grazie all’intercessione di Sant’Antonio e che fece nascere la devozione del Pane per i Poveri (devozione conosciuta come il Pane di Sant’Antonio) e il miracolo Eucaristico di Rimini o miracolo della mula.
Protettore dei viaggiatori e dei matrimoni, ritenuto il santo degli umili, la cui intercessione viene richiesta per i casi ritenuti più disperati, Antonio fu proclamato Santo nel 1232, un anno dopo la sua morte, da papa Gregorio IX, e fu dichiarato “Dottore della Chiesa” nel 1946.
La cerimonia, accompagnata dai canti liturgici eseguiti dal Coro diretto dal mº Viviana La Ghezza, è stata trasmessa in diretta da Radio Incontro.
A conclusione si è tenuta la processione per le vie del paese che ha visto, insieme ai sacerdoti don Pinuccio Semeraro, don Vanni D’Onghia e i ministranti, la partecipazione dell’Associazione Unitalsi, il “Gruppo di preghiera di San Pio”, le Consorelle Carmelitane, le Confraternita, alcune autorità militari, la banda cittadina e tantissimi fedeli.
La processione è stata supportata dal contributo del Gruppo Volontari di San Vito Martire e dai vigili urbani.
Silvana Algeo
Scritto da: Radio Incontro
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